Ricapitolando, la respirazione orale è la manifestazione più evidente di una sindrome da disadattamento psico-neuro-endocrino-immunitario, che è la risposta di sopravvivenza dell’organismo del bambino a stimoli ambientali patologici o disfunzionali che esso non riconosce come propri rispetto ai suoi meccanismi evolutivi.
Se ad esempio il bambino vive in un posto in cui la quantità di ioni negativi ( salutari ) per metro cubo è quasi nulla, e l’ossigenazione del suo sangue ne risente, inizierà a respirare a bocca aperta per incamerare più aria possibile, e dopo un po’ prenderà l’abitudine a respirare a bocca aperta.
Quindi uno stimolo ambientale patologico ( ossia tale da indurre una patologia in un organismo vivente ) _ come ad esempio la ridotta quantità di ioni negativi per metro cubo _ costringe l’organismo del bambino ad adattarsi ad esso. Per farlo, l’organismo deve adottare una strategia d’emergenza: la respirazione a bocca aperta.
La respirazione orale è infatti una strategia d’emergenza: se per esempio l’animale è costretto a correre per fuggire oppure per rincorrere una preda ( cosa che non avviene continuamente, ma solo in condizioni di emergenza, appunto ), allora i suoi muscoli richiederanno un apporto di ossigeno superiore al normale, e bisognerà incamerare la maggior quantità di aria possibile. Il modo più rapido e spontaneo di farlo è aumentare il volume di aria al secondo che entra nei polmoni; pertanto invece che dal naso l’aria passerà per la bocca.
Se anche in condizioni normali ( non d’emergenza ) il bambino o l’animale adottano una strategia d’emergenza, allora significa che il loro organismo è ammalato, oppure che l’ambiente in cui si trovano in quel momento è tale da farli ammalare e quindi non si tratta di un ambiente davvero normale, ossia naturale, ma di un ambiente patologico.
Nel bambino di oggi sono un po’ vere entrambe le situazioni: è vero sia che il bambino è ammalato, sia che per diventare ammalato ha dovuto vivere in un ambiente i cui stimoli erano tali da farlo ammalare ( disfunzionali, patologici ).
Al termine del processo di adattamento il bambino è finito in un circolo vizioso: si è ammalato perché vive in un ambiente disfunzionale, ma si è adattato a tale ambiente e sono ormai le sue stesse abitudini psico-neuro-endocrino-immunitarie ( tipo respirazione orale ) che sosterranno le sue malattie cronicamente, con alti e bassi, per tutta la vita.
Cosa fare?
– Sottoporre il bambino a stimoli ambientali questa volta fisiologici ( = funzionali ), ossia tali da indurre il ripristino delle funzioni fisiologiche;
– Controllare la ripresa spontanea delle funzioni fisiologiche; se questo non avviene,
– Inserire il bambino in un programma di riapprendimento delle funzioni ( abitudini ) fisiologiche, ad esempio un corso di terapia miofunzionale, in maniera tale da riadattare il suo organismo a condizioni psico-neuro-endocrino-immunitarie fisiologiche;
– Seguire le condizioni psico-fisiche del bambino per un periodo sufficiente, fino a quando non si è certi che potrà continuare da solo e non rischierà ricadute disfunzionali.
– Gravidanza per quanto possibile lontana da tensioni emotive e stress farmacologici ( farmaci sintetici, alcol, fumo, alimenti artificiali che danno dipendenza ecc. );
– Allattamento al seno almeno pari a due anni, o anche superiore, come riconosciuto recentemente dall’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità );
– Cibi freschi, naturali e, per quel che è possibile, non sempre cotti, provenienti prevalentemente del regno vegetale ( frutta, verdura, legumi, semi ), di consistenza dura ( dove per consistenza dura si intende non la durezza delle carote ma delle scorze di parmigiano o delle coppiette di manzo );
– Niente farmaci sintetici ( tranne che in casi di reale emergenza ) per evitare di interferire con la naturale maturazione del sistema immunitario del bambino;
– Possibilmente niente elettrodomestici e linee elettriche in funzione in vicinanza o proprio all’interno della cameretta dei bambini, soprattutto quando dormono;
– Non impiegare per lungo tempo ciucci e biberon di ditte che non si sono confrontate ingegneristicamente con la necessità di prevenire le abitudini muscolari viziate;
– Curare al massimo il contatto fisico pelle contro pelle dei genitori ( soprattutto mamme ) coi bambini; preferire zaini portabambini ai comuni passeggini;
– Favorire il contatto con gli agenti fisici ( sole, aria, terra ) sia in estate che in inverno; incoraggiare la naturale tendenza dei bambini a spogliarsi completamente se lo desiderano;
– Favorire la naturale tendenza del bambino al movimento, al gioco all’aria aperta, evitando che cresca sviluppando una dipendenza dalla televisione;
– Curare la qualità dell’aria e dell’acqua dentro casa.